mercoledì 29 gennaio 2020

VIVERE IN CINA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Vivere un’emergenza virus. Questa mi pareva di non averla segnata sulla bucket list! Eppure è quello che mi sta succedendo nei primi giorni dell’anno del topo.


Photo by Viktor Juric on Unsplash

Appoggio sul tavolo il telefonino. Non ne posso più di leggere articoli, suggerimenti, statistiche. La testa mi scoppia. Forse è meglio che mi distragga e provi a buttar giù due righe, raccontarvi cosa si prova a vivere in Cina ai tempi del coronavirus.

E’ da sei giorni che siamo chiusi in casa. Siamo usciti il minimo indispensabile, solo per far la spesa, sempre con la mascherina come fanno ormai tutti. Le vie sono semi vuote. Poche macchine in giro. In una Cina che siamo abituati a vedere popolosa e affollata è una sensazione strana. 

Il governo della città ha esteso le vacanze del capodanno cinese fino al 18 febbraio per le scuole e fino al 9 febbraio per le aziende. Sono sospese feste, fiere, cinema, teatri, lezioni nelle scuole private. Lo sforzo che il paese fa per arginare il contagio è enorme.

La gente sta chiusa in casa. Girano video divertenti di persone che giocano a ping pong sul tavolino del salotto o pescano nell’acquario. Bisogna pur trovare come passare il tempo! I miei tre figli stanno trovando risorse inaspettate per divertirsi: giocare alle mummie con la carta igienica (poi la ricicliamo, tranquilli!), mettersi le mutande (pulite!) In testa e far finta di essere Captain Underpants, creare una fitta rete di laser nel soggiorno utilizzando il nastro adesivo, rischiando di far inciampare la mamma.

Con le altre italiane in città, ci sentiamo via chat. C’è poca voglia di incontrarsi. Ma cerchiamo di tenerci su il morale come possiamo. Dopo i primi giorni in cui serpeggiava il panico (purtroppo alimentato da notizie ipotetiche, false o reali) ci concentriamo sulla positività, come ad esempio la prima paziente guarita dimessa dall’ospedale di Shanghai. Oppure ridiamo con degli scherzi. L’animo umano si adatta come meglio può, e le battute e i meme hanno iniziato a essere diffusi da subito nei gruppi in WeChat. Qualcuno si è offeso per la mancanza di sensibilità, ma la maggioranza si è fatta volentieri una risata.

Passiamo da momenti di lucida razionalità nei quali siamo consce che la situazione passerà, come altre mille brutte situazioni sono passate, ad altri nei quali il cervello animale si fa prendere dall’ansia. Le notizie belle ci sostengono, quelle brutte ci stroncano. Ma ci facciamo forza l'un l'altra.

Non è tanto la paura del virus (che, ovvio, esiste) ma il disagio di vivere in una città bloccata, deserta, guardinga. Il peso psicologico di star tappati in casa a scorrere come pazzi le notizie su WeChat e su tutti i siti stranieri, per poi trovarsi stravolte di stanchezza e con la testa che scoppia. L’incertezza di cosa succederà domani. Nonostante la fiducia nel paese che ci ospita e nella sua capacità di superare la crisi.

E allora sale la nostalgia dell’Italia, il desiderio di fare una passeggiata sulla spiaggia in inverno, senza preoccuparsi di indossare la mascherina o disinfettare le mani.

Vorrei mandare un abbraccio virtuale a tutti gli italiani in Cina, che - come me - stanno vivendo questa situazione. E un pensiero pure ai cinesi che ce la stanno mettendo davvero tutta per uscirne in fretta. 

Vi lascio con una frase del nostro Roberto Benigni, con l’augurio che la situazione si risolva presto per tutti: “Smettila di pensare a cosa potrebbe andare male e inizia a pensare a cosa potrebbe andare bene.” 


giovedì 20 dicembre 2018

COSA (NON) REGALARE ALL'AMICA ESPATRIATA

COSA (NON) REGALARE ALL’AMICA ESPATRIATA

Si avvicinano le feste di Natale e l’eterno dilemma dei regali. Idee? Poche. Rischio di sbagliare? Molto alto! Soprattutto se la persona a cui dobbiamo farli è un'espatriata.



Ma quanto è difficile scegliere un regalo di Natale per l'amicha che vive dall’altra parte del mondo? Ricordate sempre che finite le vacanze in terra natia la suddetta amica dovrà fare i conti con quel dramma che è cercare di ficcare tutto in valigia e far stare la propria vita in 23 chili di roba.

Qualche consiglio?

1. NON REGALARE LIBRI - Lo so, è la soluzione più comoda soprattutto per gli amanti della lettura. Ma l’espatriata non può riempirsi la valigia di volumi di carta: lei deve riempirla di cibo! I vostri interessantissimi libri resteranno abbandonati sullo scaffale della casa di mamma (o della suocera) e lei preferirà portarsi dietro il parmigiano. Soluzione alternativa? Regalare un buono Amazon: potrà usarlo per scaricarsi decine di ebook (che costano anche meno) e potrà leggerli su cellulare o tablet senza bisogno di un lettore Kindle (basta scaricare l’app gratuita di Amazon). Potrà anche acquistare il mio ultimo romanzo L’inquietudine del drago :) 

2. NON REGALARE COSE PER LA CASA: Molti espatriati nemmeno ce l’hanno, una casa propria in madrepatria. Ma poniamo il caso che la vostra amica ce l’abbia. Tutti i piatti, bicchieri, elettrodomestici e attrezzi vari che possiede, se ne stanno rinchiusi inutilizzati per mesi negli armadi. La casa è vuota, nessuno li usa. Pensate davvero che l’amica in questione farà buon uso del pela ananas, o dello spacca castagne? O di quel vaso così glamour (e fragilissimo) che voi avete adorato dal primo istante?

3. NON REGALARE OGGETTI INGOMBRANTI, fragili, pesanti come macigni. Scegliere piuttosto cose piccole, sottili, leggere. Difficile? Dai che con un po’ di fantasia andrete al di là della solita sciarpa! Qualche idea? Un coprivaligia colorato così non rischierà di scambiare i propri bagagli con quelli di un altro, un lettore Kindle per portarsi dietro tutti i libri che vuole in pochi centimetri di spazio, i sacchetti per il sottovuoto da usare nel momento di dover sistemare i vestiti per il viaggio... 

4. NON REGALARE COSE CHE NON POTREBBE USARE NEL SUO PAESE DI RESIDENZA: le ciabattone di pelo e vive in Thailandia? Il canottino per i bimbi e dove sta lei non c'è il mare? Un profumo per l'auto ma l'auto la usa solo due mesi all'anno in Italia? Insomma, pensateci su attentamente.

NOTA SUI GIOCHI PER I BIMBI: Vietatissime le scatole giganti che occupano metà valigia! Attenti anche ai DVD: potrebbero avere le limitazioni territoriali e non poter essere guardati nel paese di residenza dell’amica. Libri e libretti: stesso discorso dei libri per adulti: pesano e occupano spazio.

NOTA SUGLI OGGETTI VIETATI IN AEREO: ci sono alcuni oggetti che non si possono portare nemmeno nel bagaglio in stiva, come gas compressi, oggetti esplosivi come petardi o fuochi artificiali, alcool con gradazione superiore ai 70°. I droni sono soggetti a regole specifiche da verificare con la compagnia aerea e anche segway e hoverboards. Se la vostra amica vive fuori dalla comunità europea il paese dove si reca potrebbe vietare l'introduzione nel territorio nazionale di alcuni tipidi cibi freschi come formaggi, latte, carne nonché articoli quali sementi, frutta, verdura, piante.

E allora, che cavolo devo regalare? Vi starete domandando. Ecco qualche idea:

1. EVVIVA I BUONI! Buoni nei negozi, buoni Amazon, ma anche voucher per fare la spesa nei supermercati o in farmacia. Fa tristezza? Eppure una delle cose che l’espatriata farà sicuramente è la scorta di cibo e di medicine da portarsi via.

2. NON REGALARE OGGETTI, MA ESPERIENZE: un'entrata alla SPA, un massaggio, una pedicure, i biglietti per il cinema o per il teatro… c’è davvero l’imbarazzo della scelta!

3. OPPURE REGALARE IL PROPRIO SUPPORTO: offrirsi di tenere i suoi bimbi per una sera, così può uscire con il marito. Proporre di pulirle la casa una volta che se n’è andata, così la troverà di nuovo linda al suo ritorno. Regalarle un blocchetto di dieci visite che vi impegnerete di fare alla sua mamma anziana. O prepararle un pasto cucinato da voi e farglielo trovare il giorno dell'arrivo.

4. REGALARE CIBO: ma siate sicuri delle preferenze!!! Personalmente, amo sempre ricevere leccornie tipiche del territorio che poi metto con tanta cura in valigia.

5. SOLDI Lo so, all’italiano medio non piace regalare moneta sonante. Ma se proprio siete a corto di idee, perché non lasciare a lei la scelta dei doni (soprattutto per quanto riguarda quelli dei bambini). Potrebbe usarli per acquistare qualcosa nel suo paese di residenza e non essere costretta a portare tutto in valigia.

Parlo per esperienza, la cosa che fa più piacere ricevere a chi vive all'estero e trascorre pochi giorni in Italia durante le festività è la compagnia e la vicinanza dei propri cari. Passare insieme momenti di allegra convivialità è il regalo più bello! Buon Natale a tutti!


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Photo Aaron Burden on Unslplash

domenica 11 novembre 2018

L'INQUIETUDINE DEL DRAGO

Oggi esce su Amazon il mio secondo romanzo “L’inquietudine del drago”. Da dove viene lo spunto per questa nuova storia, anch’essa ambientata in Cina? Chi sono i personaggi? Com’è la trama? Ecco per voi una panoramica del mio nuovo libro!




Ci siamo. Dopo due anni dalla pubblicazione di “Prezzemolo & Cilantro”, finalmente il progetto del mio secondo romanzo trova completezza. Da oggi “L’inquietudine del drago” è disponibile, sia in formato ebook che in cartaceo, sullo store di Amazon.

“Può un viaggio cambiare una vita?” 

È la frase che ho scelto per rappresentare il libro. Perché uno dei protagonisti principali è proprio il viaggio: dall’Italia alla Cina e viceversa. Cosa rappresenta il viaggio per i protagonisti? In che modo cambierà la loro esistenza?

Da un lato, il libro riprende le vicende di Emma, l’eroina romantica di “Prezzemolo & cilantro”: la sua tormentata storia d’amore con Shen, che tante lettrici hanno amato, dovrà scontrarsi nuovamente con difficoltà e distanza, proprio in uno dei momenti più delicati per entrambi. 
Emma rientra in Italia per quello che crede un breve periodo, invece le circostanze la costringono  a restare a Milano, ostaggio in una città che non le appartiene più.

Dall’altro, due giovani intraprendono il viaggio dall’Italia a Shanghai, una capitandoci quasi a caso, l’altro con un proposito ben preciso.

Maia insegue il miraggio di un amore e si lancia a capofitto nel viaggio in oriente, senza nemmeno sapere bene quello che l’aspetta. La Cina o Shanghai non rivestono per lei alcun interesse: ciò che le preme - oltre a finire la sua tesi di laurea - è avere la possibilità di trascorrere del tempo da sola col bel professore di economia per il quale ha una cotta.

Peccato che le cose non vadano come lei sogna: il bel professore non mantiene le sue promesse, il suo lavoro di tirocinante si rivela deludente, i colleghi si comportano in modo freddo e poco amichevole. Ciliegina sulla torta, l’appartamento che le hanno messo a disposizione è modesto, sporco e squallido. Ma le sue disavventure non finiscono qui…

Shanghai l’accoglie con spirito ambivalente: ammaliante e caotica, invitante eppur difficile. Mille volte Maia si lascia sedurre, mille altre vorrebbe scappare.

É in uno dei momenti di maggior sconforto, quando vorrebbe davvero gettare la spugna, che conosce Lele, un ragazzo italiano di origine cinese. 

Lele non ha mai messo piede prima nella terra dei suoi avi e affronta la sua dualità culturale con una sorta di inquietudine. Il suo scopo in Cina è ben preciso: vuole trovare i parenti che non ha mai conosciuto, e con i quali la madre ha tagliato i rapporti quando lui era ancora molto piccolo. Shanghai è solo una tappa sul suo percorso e Lele non si lascia irretire dallo scintillio della metropoli: sa come vivere con poco ed è scaltro e ricco d’iniziativa.

Lui e Maia non potrebbero essere più diversi, e forse per questo tra loro scatta quel qualcosa che potrebbe diventare amore… ma il segreto drammatico che Lele scopre riguardo alla sua famiglia è talmente scioccante da togliergli ogni spensieratezza: abbandona Maia e parte per Tianjin, dove lo attende un compito ingrato.

Maia si ritrova nuovamente sola e si lascia trasportare ancora una volta dagli eventi, finendo in un guaio più grande di lei. 

E qui mi fermo, altrimenti rischio di rovinarvi il finale!

Maia e Lele finiranno quest’avventura con una consapevolezza maggiore: scopriranno chi sono e di cosa vogliono. Maia, per la prima volta alle prese con la vita adulta, si renderà conto che ogni scelta, anche quella fatta apparentemente a caso, ha un impatto sul futuro. Lele si riappacificherà con l’incertezza sulla sua identità culturale e imparerà a considerarla un vantaggio, anziché un peso.

Shanghai è una città che ti sfida e mi è piaciuto molto immergermi nelle sue luci sfavillanti e raccontare la storia di due giovani che l’hanno colta.




Ed ecco le recensioni delle lettrici beta (soffermatevi un attimo a dare un'occhiata ai loro blog perché ne vale la pena!):







lunedì 22 ottobre 2018

NUOVO NATO IN CASA CUCINANTO

Tra poco nasce una nuova creatura. Ma non si tratta di un altro bimbo, tranquilli! L’11 novembre prossimo vedrà la luce il mio nuovo romanzo “L’inquietudine del drago”.



Ma come ti è venuta l’idea di scrivere un secondo libro? 

Beh, dopo l’avventura di “Prezzemolo & cilantro”, un romanzo dove ho raccontato la vita delle expat italiane in una città cinese vicino Shanghai, la voglia di continuare è stata forte.

“Prezzemolo & cilantro” è stato un progetto che mi ha impegnata molto: essendo stato auto pubblicato, ho dovuto gestire da sola i mille aspetti che una pubblicazione prevede. Cura del testo, correzioni varie, preparazione del formato di stampa, marketing, presentazioni dal vivo (e che paura per una che non aveva mai parlato in pubblico prima d’allora!).

Non dico che sia stato facile, ho avuto momenti di sconforto e dubbi atroci. Sono conscia che avrei potuto fare di più e meglio. Eppure è stato un successo. Almeno, io lo considero tale. Sono riuscita a far uscire la versione in inglese e quella in cinese è “work in progress”. Ho presentato il libro dal vivo (in italiano e inglese) 17 volte e sono comparsa su giornali, web magazine, blog o radio per 24 volte. Ho venduto più di 850 copie e credo sia un buon traguardo per una scrittrice emergente, di nicchia, e autopubblicata.

La smetto con questo piglio autoreferenziale? Ok, la faccio finita qui. Ma permettetemi, almeno un po,’ di presentare con orgoglio il mio lavoro, dato che tanto tempo e impegno mi è costato (e anche qualche euro, ma per fortuna da quel punto di vista sono andata alla pari!)

Ecco perché ho fortemente voluto un nuovo libro. L’esperienza è stata bella, perché non ripeterla? Senza contare che adesso è tutto più facile: ho dalla mia errori fatti e (alcuni) risolti, ho già sfidato le mie paure e so come domarle, ho molti più contatti rispetto a quando ho iniziato ma, soprattutto, molta più sicurezza.

Scrivere e preparare “L’inquietudine del drago” è stato molto più veloce: l’ispirazione mi vagava nella testa già subito dopo il lancio del primo libro. La storia (sempre ambientata in Cina) ha avuto molto tempo di svilupparsi e stagnare nella mia immaginazione: a novembre 2017 DOVEVO iniziare a scriverla altrimenti sarebbe, come dire, marcita tra le mie sinapsi. Stavolta, prima di iniziare a scrivere, ho buttato giù una dettagliata falsariga della trama e questo mi ha aiutato molto nel momento pratico della stesura, evitando quei momenti di crisi da pagina bianca che tanto spaventano chi crea storie.

Ho affrontato il lavoro com maggior serietà, stabilendo un numero minimo di parole da scrivere ogni giorno. Volevo finire la bozza entro dicembre e così è stato: quattro mesi per buttar giù 69.625 parole, non male! Ho lasciato che il manoscritto sedimentasse durante le feste natalizie e a gennaio l’ho ripreso in mano per correggerlo, rivederlo, tagliare alcune parti (parecchie) ed aggiungerne altre (poche). L’ho lasciato là a maturare ancora un po’ e ho ricominciato il processo da capo, dando contemporaneamente da leggere la bozza a dei lettori beta che hanno scovato errori e refusi ed eventuali buchi nella trama, e a persone “esperte” che mi hanno elargito consigli preziosi su alcuni aspetti specifici della storia e dei personaggi.

Ho poi fatto un’ulteriore correzione grammaticale, passando varie volte il testo con un programma apposito. Ahimè, gli errori che fa anche chi crede di saper scrivere in italiano non sono pochi!

Intanto è arrivata l’estate, che per me significa stop completo delle attività da sedicente scrittrice: vesto i panni della mamma 24/24, sette su sette. E va bene così.

In settembre ero finalmente pronta per lo step successivo: preparare il file per la versione stampata. Devo ammettere che questo passaggio mi terrorizzava: per “Prezzemolo & cilantro” è stato un vero dramma fare la funambola tra dimensioni di carattere, numero di pagine, misura della costa. Con il nuovo libro tutto si è svolto senza intoppi e velocemente, grazie anche ad un meraviglioso programma per scrittori che si chiama Scrivener. Vi dico subito, però, che non sono ancora riuscita ad evitare le vedove, gli orfani, le zoppe e tutti gli spauracchi dello stampatore (non chiedetemi la definizione di queste strane parole specifiche della stampa perché ancora non le so!) ma spero che queste piccole imperfezioni non pregiudicheranno il vostro piacere nel leggere la storia.

Testo e copertina pronte, bisognava solo decidere la data migliore per il lancio, ed io ho scelto l’11.11 (il giorno dei grandi sconti e acquisti online in Cina che, per numeri e dimensioni, fa impallidire il Black Friday). Speriamo che la data mi porti fortuna!

Ho in mente nuove sfide per la promozione: terrò ad esempio un Virtual Book Launch Party su Facebook (e che è sta roba???), una festa virtuale che si svolgerà nella sezione “discussione” di un apposito evento su Facebook. Se siete curiosi, collegatevi sul social e mettete like alla mia pagina, vi terrò aggiornati!

Ma di che tratta il libro? Beh per sapere di questo e di molto altro restate collegati e non scordate la data di uscita: 11.11.18!!! (p.s. però la versione Kindle è già prenotabile sulla pagina Amazon!)



Photo by insung yoon on Unsplash


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